Sandro Cacciatori, coach e formatore esperienziale che collabora con Maatmox per lo sviluppo di processi di facilitazione, ha corso ininterrottamente per 21 ore – 120 km, 5.800 mt di dislivello per la Lavaredo Ultra Trail, classificata tra le 6 gare più dure e belle al mondo. Ecco il racconto della sua esperienza.
Sandro, come ti sei avvicinato alla Formazione Esperienziale e in che cosa consiste il tuo lavoro?
Per 10 anni ho lavorato come educatore presso la Comunità terapeutica San Francesco di Monselice, dove ho cominciato ad utilizzare la metodologia formativa esperienziale legata alla crescita delle competenze comportamentali. Una metodologia informale che facilita l’apprendimento delle persone attraverso un’esperienza concreta ma metaforica, fuori dai soliti contesti.
Io stesso negli ultimi 5 anni ho lavorato per trasformare le mie passioni in metafore formative. La natura (in particolare la montagna), i cavalli e la corsa. Ora sono il responsabile di una struttura sul colle di Montericco e di un Centro di formazione esperienziale mediata dall’utilizzo dei cavalli a Monselice , in cui supporto molte Aziende nello sviluppo di quelle competenze ormai riconosciute indispensabili per permettere ai team aziendali di raggiungere i propri target.
Attraverso questa metodologia propongo alle persone di sperimentare opportunità concrete al di fuori del solito contesto lavorativo, di mettersi in gioco, di spingersi oltre in un contesto comunque sicuro. Se possibile, cerco di coinvolgerle in attività outdoor, perché la Natura offre opportunità incredibili che spesso fanno emergere potenzialità personali inespresse.
Attualmente collaboro con Maatmox, con cui progetto percorsi qualificanti rivolti a manager e professionisti delle risorse umane che desiderano crescere all’interno del loro contesto di appartenenza.
Come si collega tutto questo con la tua decisione di partecipare alla Lavaredo Ultra Trail?
La passione per le persone mi ha portato ad utilizzare la metodologia esperienziale anche nel coaching, aiutandole a scoprire e utilizzare il proprio potenziale e a definire obiettivi sfidanti che le spingano verso un confine che è poi un’opportunità per scoprire qualcosa di nuovo su di sé.
In questo spazio mai esplorato spesso le persone si meravigliano, scoprono strade mai percorse, la motivazione che ne nasce è incredibile.
Io con la mia partecipazione a questa corsa ho voluto sperimentare sulla mia pelle quanto trasmetto con la Formazione Esperienziale.
Raccontaci questa tua esperienza di crescita.
Sino a 2 anni fa ero poco più di un corridore della domenica! A maggio 2016 ho partecipato alla mia prima gara non competitiva sui colli Euganei, una gara di neanche 20 KM con 800 mt di dislivello, una sfida che mi sembrava incredibile! Da quel momento ho partecipato a gare sempre più impegnative, fino ad un incidente a cavallo…che, invece di bloccarmi, mi ha spronato a pormi un obiettivi sfidante: la partecipazione alla Lavaredo Ultra Trail.
Seguito dal professionista del settore Nicola Giovanelli, docente presso l’Università di Udine e atleta di punta del team “La Sportiva”, ho stravolto il mio modo di allenarmi e mi sono preparato per questa grande sfida.
Ho fatto tutto il possibile per essere pronto ma poi, come sempre, l’esperienza vera mi ha spogliato di tutte le mie certezze portandomi a vivere 21 ore di gara che resteranno per me indimenticabili. Correre di notte mi ha fatto provare la solitudine anche se mai sono stato solo, gli attacchi di sonno mi hanno fatto provare la paura, il freddo del mattino mi ha fatto sentire nudo e piccolo, il sorgere del sole sotto le 3 Cime di Lavaredo mi ha fatto piangere, l’arrivo al 70esimo KM mi ha fatto ritrovare mia moglie che mi ha dato una carica incredibile.
Ad un certo punto non capivo più nulla, ero stanchissimo, ma ho sentito gridare “dai Sandro, daiiii”! Era Marco, un compagno di allenamento che mi era venuto incontro perché da molto tempo sognavamo di correre insieme da lì sino a Cortina… così è stato. Neanche a metà percorso ho sentito che qualcosa non andava… zero fame, zero sete. Non c’era nulla che mi dicesse che ce l’avrei fatta se non Marco che ad un certo punto quasi non sentivo più. Mi sono appoggiato ai bastoncini con il mento e mi sono addormentato per quella che mi è sembrata un’eternità ma in realtà solo per sì e no 50 secondi. Ad un certo punto sento una carica: al passo Giau mi sono rifocillato e sono ripartito! Passo dopo passo mi sono sentito felice e quasi dispiaciuto che tutto stesse per finire.
Gli ultimi 16 KM sino a Cortina sono stati l’esperienza autotelica più significativa della mia vita; un’esperienza che mi ripagava passo dopo passo per quello che stavo facendo, portandomi a dimenticare la fatica, il sonno, gli avversari, il tempo. In quei 16 Km è successo qualcosa di inspiegabile: ho guadagnato 60 posizioni. Un fenomeno che ho studiato e finalmente ho potuto sperimentare.
Sono arrivato a Cortina alle 20:10 e ad attendermi c’erano tutti: con mia figlia ho corso per la passerella finale, un’emozione indimenticabile.
Che cosa ti ha insegnato questa esperienza?
Ce l’ho fatta, ho concluso il mio viaggio cominciato 9 mesi fa e quello che ho scoperto di me mi rende un uomo più consapevole. Chissà quante cose ancora rielaborerò; di certo da domani saprò essere ancora più convincente nell’invitare le persone a spostarsi al confine, fuori da ciò che è conosciuto per scoprire qualcosa di loro che potrebbe aiutarli con nuovi comportamenti in molti contesti ancora inesplorati.