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LA METAFORA DELL’ESPERIENZA - intervista all'AD di MAATMOX

Nel dossier "Team Building" della rivista Meeting & Congressi hanno intervistato 5 importanti team builder presenti sul territorio nazionale tra i quali all'AD di Maatmox - Gianluca Cappellato.

Cosa vuole dire oggi fare team building? Quali sono le esigenze espresse dalle aziende? Quali sono le nuove metodologie e gli approcci più innovativi? 

Concordano gli esperti nel sostenere che, mai come oggi, c’è una forte richiesta di team building da parte delle aziende. Ma le aziende, per prime, sanno ciò che vogliono? «Per la maggior parte no – afferma Gianluca Cappellato – la richiesta è molto generale e riguarda la possibilità di praticare un’attività che faccia stare insieme un gruppo al di fuo- ri del solito ambiente di lavoro. In pratica la domanda si concentra quasi sempre sul “cosa fare”e non sul“perché lo si fa”. A questa richie- sta generalista corrisponde un’offerta polve- rizzata. Oggi il team building lo offre la guida alpina, il maestro di tennis, la signora che fa i tortellini: fornitori che una volta venivano scovati solo dai Dmc e che erano abituati a lavorare prevalentemente con i consumer e non con le aziende». Nasce pertanto dalla ri- chiesta l’errore di concentrarsi esclusivamen- te sul contenuto di un’attività di team buil- ding, ma non sulla sua preparazione e analisi. Ovviamente, non è sempre così, aggiunge Cappellato: «quando la richiesta, per esem- pio, parte dalle risorse umane (circa il venti per cento del totale) la domanda è sempre legata a ottenere uno strumento formativo dal quale far partire o far giungere percorsi ben precisi. Ed è evidente che questo risulta- to lo si ottiene attivando diversi passaggi». È quindi l’abilità di analisi e di interpretazione del team builder che porta a individuare i tipi di esperienze più adatte al raggiungimento degli obiettivi aziendali, tra i quali creare rela- zione e coesione, incrementare la collabora- zione, motivare, facilitare la comunicazione, stimolare la creatività, far emergere la leader- ship, sviluppare l’empatia e l’ascolto, veicola- re valori aziendali e così via. Svolta l’attività, l’altro passaggio fondamentale è il debrie- fing, come spiega ancora Cappellato: «Non bisogna dare per scontato che l’azione di per sé si traduca automaticamente in apprendi- mento: è fondamentale, infatti, aggiungere una riflessione, a caldo, dell’esperienza, che porti le persone a farsi delle domande su modalità, risultati, criticità dell’attività appe- na svolta». E qui entriamo nel mondo della formazione esperienziale, quando l’assimila- zione viene saldamente ancorata a un’espe- rienza emotivamente appagante ed evo- cativa. «Il passaggio successivo – prosegue Cappellato – è la facilitazione esperienziale, ossia creiamo delle situazioni, introduciamo i partecipanti alle diverse attività, guidiamo il gruppo per aiutarlo a tradurre gli apprendi- menti e i nuovi comportamenti nel contesto lavorativo quotidiano. Non conta il risultato dell’attività svolta (chi ha vinto o che tutto sia stato perfetto) ma il “fare”, che diventa la metafora della riflessione. Chiediamo alle persone cosa hanno vissuto, quali sono stati i concetti ricavati, li aiutiamo nella deduzione. Lavoriamo insomma sulle soft skill liberando il potenziale del singolo e rafforzando nel contempo lo spirito di squadra e il senso di appartenenza all’azienda».

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